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sabato 17 settembre 2011

Immigrati clandestini

Ammetto che è stata leggerezza da parte nostra.
Quando siamo partiti per le Canarie, pur sapendo di doverci restare quattro mesi, non ci siamo granché preoccupati di burocrazia e simili: confidavamo nella signora Europa, e se puoi prenderti un aereo presentando solo la cara vecchia carta di identità (quella ancora con la foto, la filigrana e le bullette, che anche un negoziante di qua mi ha detto “Siete rimasti proprio indietro in Italia”), che vuoi che serva?
No, non va proprio così.
Secondo giorno di permanenza: per mantenere i contatti con le famiglie, i vari e gli eventuali, pensiamo bene di procurarci una internet key spagnola. Per fortuna a Santa Cruz ci sono tantissimi negozi di telefonia, ed è in uno di questi che siamo entrati.
-Excuse me, do you speak english?-
-No-
“Ecco, è finita..” penso io.
Non so quale santo ci ha aiutati, ma siamo riusciti a far capire alla cortesissima impiegata che ciò che cercavamo erano due sim card per i cellulari ed una internet key. Lei ci illustra l'illustrabile, le tariffe, persino i colori della key.
Compiliamo i moduli.
-Pasaporte?-
“Con la chiave, le passo, le porte..”
E armati di sorriso diplomatico mostriamo la carta di identità: diamine, ci abbiamo fatto il check-in, il mondo ha rischiato l'ennesimo volo aereo con noi sopra, che vuoi che sia un contratto telefonico?
-No, pasaporte o tarjeta de residencia..-
-Ah, vale, gracias..-
Momento di avvilimento profondo.
Avevamo intanto imparato le prime parole.
Fuori ragioniamo sul da farsi. E soprattutto ci poniamo la domanda fondamentale: ma che accidenti è la tarjeta de residencia?
La soluzione più rapida è la telefonata alla nostra mamma spagnola, la signora che ci ha affittato casa e ci ha dato tutte le dritte per sopravvivere. E appuriamo così di dover andare alla centrale di Polizia.
E allora l'illuminazione: anche in Italia si va alla Polizia, per fare il permesso di soggiorno!!
Momento di ringraziamento riconoscente alla bontà dell'universo.
Ricordandomi io di aver visto il giorno prima dall'auto una grossa scritta “Policia” un duecento metri più avanti, decidiamo di provare.
Ingresso in centrale e nuovo teatrino di spagnolo maccheronico: ci sentiamo dire di andare si alla Polizia, ma a quella centrale, perché ci eravamo rivolti all'equivalente dei VIGILI URBANI..
Polizia centrale dall'ALTRA PARTE della città.
E, tra l'altro, pioveva..
Cammina cammina ci troviamo dentro la centrale, dentro all'ufficio per il rilascio dei documenti per stranieri. Il nostro vocabolario contava ben dieci parole.
La persona che ci ha fatto le pratiche, di cui non conosco bene ordine e grado, è stata parecchio comprensiva, e nonostante le nostre a dir poco limitate capacità espressive, ha capito e compilato i moduli.
Ce li ha consegnati.
E ci ha dato due incarichi incomprensibili.
Ora, una cosa che non capirò mai dell'essere umano è la seguente: come mai, se non capiamo qualcosa, invece di dire “perdonami, sono fatto di marmo, non ho capito..” sorridiamo ebeti e poi, fuori della porta, sbattiamo la testa al muro?
Ecco, dopo diverse craniate allo spigolo dell'edificio e un giro dell'isolato alla ricerca di un fantomatico posto dove fare un fantomatico pagamento, un agente (status dedotto dalla presenza della divisa) compassionevole ci risolve l'arcano: pagamento in banca e fotocopia fronte-retro dei documenti.
Venti parole di spagnolo: eravamo a cavallo!
Pagamento pagato, documento fotocopiato, ci ripresentiamo all'ufficio, che, dopo nemmeno un'ora dal nostro primo ingresso, ce lo consegna..
Lui. Il NIE, che sta per “numero di identificazione degli stranieri” (si, tipo tatuaggio del cane..), prima tappa per il raggiungimento della tarjeta de residencia (carta di soggiorno) e poi, se tutto va bene, di domicilio e cittadinanza, tutti passi che contiamo di non fare..
Con quello ci si sono aperte un mare di porte: telefonia, autonoleggio..
E alla fine, tre considerazioni.
Numero uno: possibile che in Italia ci vogliano settimane per fare qualcosa che in Spagna abbiamo portato a casa in un'ora?
Numero due: d'ora in poi, quando vedrò gli immigrati in fila fuori della Questura, farò un minuto di rispettoso silenzio.
Numero tre: scommettiamo che, quando tornerò in Italia, la prima cosa che farò sarà il passaporto???

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