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venerdì 30 aprile 2010

Sono vecchia per queste cose..

Parliamone c'ha mal di gola.. Come i bimbi..
Direte voi, ma come si fa a prendere mal di gola alla fine d'aprile e con una stagione che è pure più "temperata" del solito? Mi piacerebbe rispondere che ho preso freddo durante una straordinaria performance sessica della notte scorsa, ma in realtà la causa è un'altra..
Nella mia città, che chiamerò Patanegra come il prosciutto spagnolo (manteniamolo, questo anonimato), c'è dappertutto questa cosa figa e trendy che si chiama aria condizionata.. L'alchimia
ascella sudata+30 centigradi esterni+botta di aria gelata
ha colpito ancora, e ora sono qua che mi pare di averci le tonsille rivestite di quelle spugnette verdi grattose che ci si puliscono le pentole.. Tra l'altro sto ancora aspettando che l'irritazione si diffonda lungo tutte le parti tubolari della faccia, come fa sempre..
E considerato che domani è prevista una giornata alle terme che mi pregusto una settimana la faccenda mi rosica non poco.. Fortuna, come ha detto l'Augusta Genitrice, che le terme male non possono farmi..
Per adesso mi imbottisco di tachipirina e prego qualche santo: come si dice, in medicina come in religione l'unica cosa che ti salva è la fede..
(coff coff, colpo di tossetta grattosa)

giovedì 29 aprile 2010

Pasta & pasticci

Oggi a pranzo ero sola come sempre, e come sempre non avevo idea di cosa accidenti cucinare (il dilemma della congiunzione astrale pranzo-cena..quanta sofferenza..): ho aperto il frigo e mi sono inventata una roba con quello che ho trovato.. Mi è venuto uno spettacolo tale che ho deciso di postarla, tanto non stava scritto da nessuna parte che non dovessero esserci anche ricette qua dentro.. Devo avvertirvi però che si tratta di una roba per stomaci robusti: io l'ho fatta piatto unico per un momento di profonda fame, e sono centroitaliana, quindi abituata a sapori rustici..

L'ho chiamata "pasta campagnola" perché dentro c'è quanto di più facile trovare nella dispensa di una casa di campagna: se qualcuno rivendica la paternità di una pasta con questo nome..mi mandi la sua ricetta! Facciamo uno scambio culturale..

dosi per una persona:
  • 2 zucchine piccole o una più grossa
  • una fetta di pancetta (io ho usato quella secca di casa mia, ma mezza vaschetta di quella dolce del supermarket dovrebbe andare) tagliata a dadini
  • 80g di pasta (io ho usato fusilli, voi sbizzarritevi..)
  • una fetta di pecorino tipo primo sale
  • un uovo
procedimento:
Cuocete le zucchine tagliate fine in padella con poco olio e pochissimo sale (sennò a ricetta finita vi viene qualcosa che andrebbe bene solo per la capra di casa..); a cottura avanzata aggiungete la pancetta a dadini e fate insaporire, poi spegnete.
Intanto cuocete la pasta in acqua poco salata; quando è ancora al dente scolatela e passatela nella padella delle zucchine.
Accendete il fornello e ripassate finché non sfrigola: a quel punto metteteci l'uovo intero e mescolate bene perché si amalgami. Quando l'uovo si è strapazzato aggiungete anche il pecorino e mescolate di nuovo bene.
Una spolverata di parmigiano e servite.

Tanto per parafrasare Penelope Cruz in "Per incanto o per delizia" se la dividete con qualcuno che amate meglio, sennò magnatevela voi, che male nun fa.

La radicalizzazione delle reazioni

Ultimamente ho preso la brutta abitudine di vagolare in giro per blog altrui: il giochino è semplice, prendi i blog seguiti da una blogghista a caso e te li passi uno dopo l'altro, è piuttosto piacevole come passatempo..
Raga, sono rimasta esterrefatta.
Facciamo un esempio a caso: ieri ho seguito un filo logico che mi portava tramite la recensione di un libro (non lo nomino, non per pusillanimità, ma perché credo che non sia fondamentale) fino al blog di una signora che quel libro lo ha stroncato. Non è stata tanto la critica ad impressionarmi (a naso la condividevo anch'io, pur non avendolo letto), ma la pioggia di pietre, metaforiche, che si è abbattuta sulla poveraccia: in nome del presunto splendore del romanzo hanno contestato la sua professionalità (è insegnante), il suo senso critico, la sua buona fede, fino ad allusioni fastidiose alla sua vita privata.
E mi sono venute in mente tante cose..
I tanti (troppi) programmi televisivi il cui motivo di fondo è la lite sguaiata e violenta e non la discussione su argomenti socialmente rilevanti.
Una foto (di cattivo gusto) vista sul sito di Bastardidentro che ha suscitato nello spazio dedicato ai commenti una vera e propria lite a suon di insulti sul vero significato della dignità femminile.
Le pagine di tante altre blogghiste che vietano commenti razzisti, omofobi e via cantando.
Le liti, gli striscioni, i fischi in Parlamento.
Mi sono posta delle domande.
Come ha fatto la nostra civile (!) Italia, la culla della cultura, a non accorgersi della violenza che penetrava anche nelle fessure più nascoste? E più importante, da quando non riusciamo più a sublimare il bisogno di violenza insito nell'uomo, in modo da lasciare intatto lo spazio dello scambio di idee? Nella fattispecie, leggendo il blog della povera insegnante non ho potuto fare a meno di chiedermi se i vari commentatori fossero tutti parenti della scrittrice in questione, per difenderla in modo così appassionato. Possibile che la diversità di opinione sia un problema così grande? Ti è piaciuto un libro, a lei no. Cambi blog e tiri a campare.
Di questo passo non si potrà più dire "sono gay", "sono di destra": se prima ti guardavano di traverso adesso rischi la coltellata..
Il fatto che la violenza per l'uomo sia una necessità è stato ampiamente dimostrato da studi antropologici, ma le varie culture hanno sempre trovato un modo di indirizzare tale violenza per preservare il tessuto civile (dai giochi gladiatorii ad "Arma letale"). Dal punto di vista sociologico e antropologico credo che questo sia un pericoloso campanello d'allarme per la cultura italiana: il segno di una società che radicalizza il contrasto, che non si alimenta più del confronto ma tenta di imporre di volta in volta l'idea del più violento, di quello che grida più forte. E la minoranza non se ne starà zitta, ma cercherà anch'essa modi "incisivi" per far prevalere la sua opinione, in una giostra di reazioni sempre più estreme.
E una società così è destinata al fallimento.

mercoledì 28 aprile 2010

Epillio per l'affitto della casa

Venite alfine gente, a sentire la storia
di baldi cavalieri in cerca di fortuna;
Donna Cosciotta l'una, Sancio (Peloso) Panza l'altro.
Non come ispanici antenati che cantò Cervantes
costoro andarono alla ventura:
non v'era Dulcinea da conquistare
né mulino a vento da sconquassare.
I due, Cosciotta e Peloso,
combatterono per lo mulino,
ma per poter al suo interno
abitare e prosperare;
e niente graziose fanciulle (che sennò sai le sberle)
ma le tarpane traveste da conquistare:
Armando bionda e truccata di meretriceo modo,
Ernesto dallo sbavato rossetto
(potrai tu pur dire di esser pomiciata,
noi non lo pensiamo).
Alfin la dignità vince lo soldo,
e senza genitoriale firma ad insozzar le carte
i due Donna Cosciotta e Peloso
trionfarono e il mulino affittarono.
Per lunedì previsto è l'almo trasloco!

Parafrasi:
io e Topo alla fine ce l'abbiamo fatta! Siamo riusciti ad affittare quel cazzo di appartamento senza bisogno delle firme dei nostri genitori.
E sapeste che mostri le proprietarie..

martedì 27 aprile 2010

A te..

A te, che mi hai conosciuto quando ero ancora una bambina, e con poche parole mi hai aperto il cuore: avevo capito subito che avrei voluto stare con te, ma vallo a pescare uno di dieci anni più vecchio con un dottorato in un'altra città..
A te che tornavi sempre e mi raccontavi tante cose della tua vita..
A te che a un certo punto ci siamo guardati e ti ho detto: "ma che vai subito a casa?"..
A te per tutte le camminate lunghissime di quell'autunno, per le chiacchierate, le risate, la comprensione innata di due anime tanto diverse..
A te, che quel pomeriggio di febbraio ti avrei buttato giù dal parapetto, non fosse stato che già ti amavo troppo..
A te, che mi hai regalato un innamoramento fatto di lunghi discorsi e lettere, di passi fatti insieme, senza fretta..
A te che mi hai insegnato ad amare, e per me amare significa amarti..
A te, perché grazie a te ho imparato a lottare per ciò che è importante..
A te, perché quando ci siamo messi insieme ero una cosa informe, e tu mi hai aiutato a diventare una donna e ad affrontare la vita..
A te, adesso che stiamo per prendere una casa, perché tu sappia che lotterò con te quando il gioco diventerà duro..
A te che presto sarai mio marito..
Buon anniversario, Topo!

lunedì 26 aprile 2010

Facciamo qualcosa di sinistra?

Ieri, 25 aprile, anniversario della Liberazione.
Io e Topo eravamo a Udine a trovare certi amici: lassù il 25 aprile è una festa sentita, non per niente è sede dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
Io vengo dal centro Italia: noi non sappiamo cos'è la resistenza partigiana quella vera, nelle campagne dei miei nonni sono arrivati quasi subito gli inglesi, e spesso vengono ricordati con più affetto i pochi ragazzi tedeschi sbandati ai quali venivano offerti un piatto di minestra e un letto per alleviare la ritirata piuttosto che i generali alleati che con arroganza tutta anglosassone imponevano la loro presenza nelle case trasformate in quartier generale.
Noi non conosciamo i partigiani.
Ed è stata una scoperta straordinaria, una volta tanto, sentirsi parte di un paradigma comune, di un ideale condiviso, di una politica che non è carriera e arrivismo ma è sogno di un domani migliore (soprattutto per una generazione come la nostra, che invece di sognare cerca di arrivare sana e salva a letto la sera senza che il mondo faccia troppi danni).
Alla grigliata di festeggiamento dopo la manifestazione si mescolavano ragazzi con troppi orecchini e tatuaggi, signore bene col foulard di seta e vecchi militanti coi fazzoletti dell'Anpi, uomini e donne che la guerra la portano ancora scritta nei solchi del viso; c'era musica sinistreggiante prima latinoamericana e poi italiana impegnata, e l'odore del fumo si mescolava al sole e alle voci di tante persone diverse tutte unite da una qualifica: antifascista.
Beh, gente: tanto è stato l'entusiasmo e il trasporto che io e il Topo abbiamo finito per tesserarci anche noi.
Ma stringendo in mano la tessera non ho potuto che porre a me stessa una domanda: di fronte a un dramma così lacerante come una dittatura subita che si trasforma in guerra civile, sarei stata capace anch'io di deporre la vita di tutti i giorni, le abitudini e la sicurezza per intraprendere un'esistenza di trincea, in cui ogni sospiro potrebbe essere l'ultimo e andrebbe comunque speso per lottare? Avrei avuto la forza di combattere per un'ideale come hanno fatto quegli stessi uomini e donne, non già personaggi di un libro ma volti e voci che mangiavano e ridevano attorno a me? La risposta non me la sono ancora data..
Buon anniversario della Liberazione!

sabato 24 aprile 2010

Siamo alla frutta

Ieri sera ero sotto la doccia.
Stavo ovviamente pensando ad altro.
Prendo un flacone di sapone e comincio a lavarmi i capelli, sempre pensando ad altro.
Dopo qualche secondo mi risintonizzo: il sapone fa poca schiuma. Ripercorro mentalmente i miei gesti..
Si, mi stavo lavando i capelli col sapone intimo.
Mi sono davvero sentita una TESTA DI CAZZO..

venerdì 23 aprile 2010

Cattolicesimo, bioetica, froceria &co..

Tesi:
Il cattolicesimo oggi è in crisi. Dice che è perché il mondo cattolico non fa presa, perché non trova più un dialogo con sé stesso. E te credo: dovunque ti giri è un vivamaria di insulti fra i vari progressisti/sinistroidi/casinevoli e gli altrettanto numerosi beghini/bigotti/destrorsi. Come un assedio sotto un castello tra i due gruppi c'è un fossato di.. schifezza, ragazzi: non mi vengono altri appellativi. E pure Paparatzy non è mister simpatia..
Corollario:
Io sono cattolica. E di questi tempi per una come me la vita è dura. Se sei giovane e cattolico sono cazzi. Se sei giovane, donna e cattolica sono VERAMENTE cazzi..
Considerazioni:
1.
Non si deve pensare al mondo cattolico come ad un calderone grigio ed indifferenziato: di solito c'è lo stereotipo cattolico=moralista palloso, forzaitaliota perché i comunisti odiano Dio e tutto il contorno. Una volta il coinquilino del Topo (molto ingegnere e molto ateo), parlando di etica, politica e religione mi disse: "Io con te che sei cattolica posso rapportarmi! Pensavo che foste tutti miei nemici". Vi assicuro, bella gente, che siamo tanti e diversi come i virus, chi è cattolico lo sa. E vi giuro su quei tre euro di risparmio per l'università che mi restano che c'è anche chi vota a sinistra (e non sono solo io).
2.
Non è che se sei cattolico (e in senso lato religioso) certi problemi non ti toccano o sai come risolverli a prescindere. Non è che il giorno della comunione assieme al vangelo ci danno anche il vademecum con cui affrontare i casini della vita.. Se sei cattolico c'hai una strada per guardarli i problemi, ma la vita non la risolvi come Ned Flanders (che peraltro è protestante, ma si presta al discorso): ecco, a quelli sparategli, che ci fate un favore pure a noi..
3.
Parliamo un po' di bioetica e di etica in generale. Anche qui si parla sempre e tanto di cattolici contro: contro l'aborto, contro l'inseminazione, contro le tecnologie di diagnosi prenatale, contro l'eutanasia. Il problema qua sta a monte: dire "date a Cesare quel che è di Cesare" non implica soltanto il pagamento delle tasse (cose che fanno le Mortadelle ma non le Banane), implica che si deve lasciare allo Stato la possibilità di intervenire per una tutela a raggio più largo possibile. Il che comporta salvare la donna che vuole abortire dall'intervento delle mammane, tutelare anche i più ferventi seguaci di Scientology, non turbare il dolore profondo di chi ha un congiunto in una situazione di vita-non vita.
Chi legge dirà: informati, ciccia.. Gli alti prelati la dicono diversa.
Indubbiamente è vero. Ma rispondo con due appunti: il primo è che spessissimo le parole dei papaveri discordano alla grande con quello che tanti "semplici" preti dicono dagli amboni la domenica mattina, parole di apertura, aiuto, tolleranza; il secondo appunto riguarda il modo in cui la società (e specie i media) interpretano le parole dei capi ecclesiastici: paradossalmente il Papa&combriccola devono dirle certe cose, ma non mirano certo a una reazione del tipo "Bene, gente, il Papa ha parlato; sbolognate tutto che ricominciamo qui, qui e qui.."; lo scopo di fondo dovrebbe essere quello di formare il pensiero dei fedeli e dei benauguranti  cosicché, in uno stato CHE OFFRA POSSIBILITÀ A LARGO RAGGIO (il maiuscolo è indicativo) si faccia la scelta più consona per ciascuno. Non importa tanto cosa fai, ma perché lo fai. Il cattolicesimo è un problema soprattutto di coscienza. E quando la politica compie una scelta "secondo quel che dice il Papa", ecco, quella è demagogia, cosa che con la religione c'entra come i cavoli con la panna.
4. 
Quanto detto al punto tre comporta che di fronte alla parola aborto una come me non corre ad accendere le torce, e se si parla di inseminazione non ammucchierò balle di fieno attorno a un palo. Anzi.. Vi assicuro che di fronte a certi problemi o interrogativi (tipo: fare l'amniocentesi, tenere o no un bimbo con sindrome di Down) la risposta non è scontata e il cagotto è in agguato.. Quello che farei (e che spero veramente tanto di non dover fare) sarebbe frutto di una riflessione che non ricalca necessariamente e precisamente i dictat di tale cardinale o monsignore, ma che verrebbe influenzata dalla situazione in cui mi trovo insieme alle mie convinzioni morali e ovviamente a quelle religiose. Riflessione che ovviamente andrebbe bene solo per me: potrei dire a un'amica "non farlo, penso che te ne pentiresti", ma glielo direi da amica e perché lo penso, non da cattolica tout court. Essere cattolici è qualcosa che informa nel profondo il modo di pensare, non una bandiera da sbattere in faccia.
5.
Quanto detto finora mi porta a parlare dell'omosessualità e dell'omofobia. Anche qua un casino assoluto: pare sempre che i cattolici se vedono un gay gli corrono dietro con l'asse chiodata.
Cazzate.
Per la cronaca il generale messaggio di accoglienza si rivolge anche a chi c'ha un orientamento sessuale minoritario (bella questa).
Il problema semmai sta nel fatto che, come in tutte le strutture rigidamente maschili, i membri hanno paura dei "membri", dunque schifo, schifo, vergogna...
Per i gay vale quanto detto sopra: quello che fai o non fai è un problema di coscienza. Se poi chiedete a me cosa penso dei matrimoni fra omosessuali e della possibilità di far adottare loro un bambino vi direi che ho qualche riserva, ma non semplicemente perché sono cattolica: penso che una coppia per funzionare debba avere un apporto maschile e uno femminile, che queste due componenti sono diversificate e insostituibili per il funzionamento della relazione, e che non basta il relativo avvicinamento che l'omosessualità comporta. Ma questa è un'opinione mia, maturata indipendentemente. Come ho detto: non ce l'abbiamo l'elenco di quello che devi o non devi pensare, nemmeno la Bibbia funziona così..
Conclusioni:
Non ci fate caso: ultimamente spulcio un po' troppo su internet e mi trovo a pensare a quello che leggo. Immagino che non freghi molto quello che una squinzia venticinquenne pensa della religione.
Ma se è vero come è vero che è un errore bollare chi ti trovi davanti con un marchio (negro, frocio, cinese, mussulmano, per citare i più ameni e i più di moda), io dico di non farlo nemmeno coi cattolici. Potreste avere delle sorprese..

PS: chissà quante segnalazioni come inappropriato mi becco oggi, trullallero trullallà..

giovedì 22 aprile 2010

La saga dell'affitto continua..

Dopo lunga attesa è uscito il responso dell'oracolo (o se preferite dell'agenzia immobiliare a cui io e Topo ci siamo rivolti per cercare una casa): quella gentildonna della proprietaria vorrebbe che noi le fornissimo più garanzie.. In parole povere i nostri genitori devono mettere la firma sul contratto.
Momento di incredulità..
Ah, è tutto vero..
Momento di confusione..
Fase tre: rabbia distruttiva.. Ma in che cazzo di mondo viviamo che per affittare una casa (che non è nemmeno la reggia di Caserta, badate) gli devi portare anche le ultime analisi del sangue e il certificato di antirabbica? Vi pare che un uomo di quasi quarant'anni ha bisogno di mammà dietro se decide di farsi una vita?
O forse io affitto case per sport e alle mie spalle c'è una lunga fila di proprietari fregati dal mio insano gusto per il pagamento delle tasse (salate) di registro?
Ma che cazzo!

martedì 20 aprile 2010

Io sono mia è una stronzata

Se avete notato ha messo un nuovo blog tra quelli che seguo, generosamente copiato dal blog di Nef dopo qualche tentativo di lettura.
Consiglio a tutte le signorine in ascolto di farci un giretto, perché per una volta abbiamo per le mani qualcuno che di fronte ad una gravidanza non si sdilinquisce "ma guaaaaaaardaaa.. ma come stai beeeeeeeneeeee, ma sei conteeeeeenta?"
No, porca.. Non sono contenta.
Mi sto cagando sotto.
Noi donne siamo ancora sottoposte alla più primordiale delle esperienze, l'unica che è forse rimasta dopo millenni e millenni di forchette, piatti, tazze del water, biancheria osée e preservativi. Quella di far uscire un coso grosso come un cocomero da un buco largo come un limone (se va bene).
Non vi pare che un po' di cagotto è più che giustificato?
Il parto ti mette davanti ad una delle verità più profonde e sconcertanti della vita: noi donne non siamo nostre. Mai.
E se come me non avete ancora avuto un bambino basterà ricordarvi della volta in cui avevate paura di essere rimaste incinta e poi non era vero (anche a me e Topo è successo, e da allora pillola, pillola, pillola..): l'idea fissa è "mo come cazzo faccio? Come lo capisco se dentro 'sto fagiolo c'è? Oddio, oddio, oddio..", finché un test di gravidanza non arriva a dirti che hai scampato il pericolo.
Ma in realtà non sei tu a decidere cosa succede nel magico mondo dell'utero: è come se dentro di te ci fosse un piccolo pianeta estraneo che funziona a prescindere dal resto del tuo corpo. Lo stomaco lo senti, il cuore batte, l'intestino è lì, ma l'utero è dannatamente incontrollabile.
Prova il fatto che anche il figlio nato dal massimo dei dubbi diventa poi la tua ragione di vita, insieme alle molte altre cose che sei..
Io sono mia? Si, ciao..

lunedì 19 aprile 2010

Vivere all'Ikea

Ebbene si, maledetto Carter, alla fine abbiamo deciso, io e Topo, che l'idea di fare un mutuo con un solo stipendio e per di più precario era una cosa da idioti, e ci siamo volti infine al variegato mondo dell'affitto. Per farla breve: la scatola di scarpe che da bambine adibivamo ad accogliente casa di Barbie (la mia, quella vera, l'aveva sfondata un amichetto ciccioso passandoci dentro) adesso la potremmo avere per viverci noi al modico prezzo di 520 al mese senza passare dal via. Alla fine per pochi euro di più ci siamo decisi a un appartamento più grande (per il quale tra parentesi siamo ancora in trattativa, per cui tutti zitti e non dite niente a nessuno).. Ovviamente non ammobiliato tranne la cucina, per la quale ringrazio a giro tutte le divinità che conosco.
Quindi sabato mattina, per avvantaggiarci, abbiamo preso quindici mezzi pubblici e siamo andati nel paradiso degli eterni bambini e dei novelli arredatori (e il luogo della perdizione eterna secondo mia suocera): benvenuti all'Ikea.
L'Ikea è secondo me semplicemente fantastica: entri e... Hop! Sei nella cucina ideale che sognavi fin da piccola. Giri un angolo e magia: un'altra cucina completamente diversa dalla prima ma che ti piace proprio come l'altra, con milioni di quelle cazzatine che aiutano noi massaie non proprio provette a dare una parvenza d'ordine alla casa. Tanti salotti, tutti ordinati ma allo stesso tempo caldi come quelli di casa tua, dove puoi sederti (e nel frattempo chiedere alle tue chiappe qual è il divano che amano di più) e guardare la tv. L'unico inconveniente sarebbero i libri in svedese, che secondo me sono così per evitare che la gente se li freghi.. Magari all'Ikea in Svezia ci sono tutti libri in turco e così via..
Cambi settore e sei nel paradiso del sonno: e prova il materasso, e scegliti la struttura con o senza cassettoni.. Io ho persino trovato un esemplare anatomicamente corretto dell'armadio che avevo progettato per la mia nuova potenziale camera da letto..
Uno spuntino veloce e giù nel reparto acquisti al minuto, la Bengodi dei casalinghi.. Pile di scatole da congelatore alte fino al soffitto, scolapasta da agganciare al bordo del lavandino, presine.. taaaaaante presine..
E il magazzino mobili? Chi ha visto la ricostruzione dell'Area 51 nell'ultimo film di Indiana Jones sa di cosa parlo..
Ma secondo voi non si farebbe prima ad andare ad abitare direttamente là? Una cosa tipo dimostrazione pratica d'uso..

giovedì 15 aprile 2010

Confusione&modernità

Di nuovo gli argomenti trattati potrebbero non rivelarsi adatti per un pubblico meno che diciottenne, perciò se rientrate in questi parametri valgono le norme che ho espresso all'inizio del post "vulva?"

Qualche tempo fa, sull'onda di un'offerta che non potevo proprio rifiutare, mi sono abbonata ad una nota rivista femminile semiseria: niente di impegnato, una di quelle che io chiamo "letture da bagno".. non so se mi son spiegata..
Sull'ultimo numero della suddetta rivista, annunciato in copertina dal solito "sex" scritto a caratteri cubitali, e non importa quale sia il contorno, c'era un articolo il cui titolo prometteva non solo consigli per migliorare la propria vita sessuale, ma addirittura qualcosa di rivoluzionario, stupefacente, il Nobel del sesso..
Ovviamente non me lo sono lasciato scappare.
E ovviamente sono rimasta con un occhio più grande ed uno più piccolo.
A parte che l'articolo di "guida per rendere la tua vita fantastica" non era altro che una serie di testimonianze di sedicenti lettrici, cosa che a me francamente intristisce, perché va bene che il confronto è importante ma mi fido più di qualcuno che ha un "dott" scritto davanti al nome.
A parte che secondo me quelle esperienze se le inventa chi scrive l'articolo, oppure per piacere ditemi dove ve le andate a pescarle certe persone..
Ecco le ricette proposte per la beatitudine orizzontale: sedurre il fratello appena maggiorenne di un'amica, cedere alle avances di una collega (donna) anche se si è eterosessuali, fare videosesso su internet con uno sconosciuto, avere un menage à trois con una coppia, passare una notte con l'amico gay.
Parliamone..
Ma c'è veramente bisogno di questo per avere una vita sessuale soddisfacente? Passi per la storia di una notte col ragazzino (rientra nel cliché dell'attrazione per qualcuno più giovane) e al massimo per l'incontro su internet, cosa che io non farei ma che posso concepire, ma il resto? Possibile che per essere liberi si devono incasinare persino i fondamentali? Che il fatto di essere etero o gay non sia più una condizione fisica ma una scelta? E si badi: massimo rispetto per i gay, anche quello è un orientamento sessuale degno di considerazione, ma la parola stessa orientamento presuppone che una volta scelta una direzione la si mantenga! Possibile che tutto sia uguale a tutto?
E come se non bastasse, l'intera faccenda lancia interrogativi preoccupanti su cos'è il sesso nel ventunesimo secolo: lo consideriamo la cosa più importante del mondo ma lo facciamo come se non ci fregasse niente di quello che sta succedendo. E se non siete d'accordo fatemi l'esempio di una cosa importante che si fa senza pianificare e senza parametri! Chi è che si sceglierebbe a caso il relatore di tesi, oppure cambierebbe il lavoro solo in base all'emozione del momento?
Non credo che riuscirei ad andare a letto con qualcuno senza provare per lui un amore profondo. Sarò una ragazza all'antica, ma penso che pure con tutto l'arrapamento del mondo trovarmi nuda come un salame insieme a uno nudo come un salame che conosco da due ore (o peggio insieme a una nuda come una mortadella) mi causerebbe un momento di profonda prostrazione psicologica.
Ma è davvero questa la modernità?

giovedì 8 aprile 2010

Monaci e guerrieri

Io sono una che con la vita ci combatte.
Tutti i giorni.
Mi arrabbio quando non va come voglio io e cerco di cambiarla a tutti i costi, ci sto male se non riesco a farlo o se succede qualcosa che non capisco, sto sempre di vedetta per schivare le trappole nascoste.
Non lo faccio apposta: Dio sa se vorrei essere diversa e prendere l'esistenza come viene, ma sono naturalmente assemblata in modo diverso, esisto col coltello fra i denti.
Io sono un guerriero.
Detto così fa pomposo e un pochino altisonante. Il brutto della cosa è che sto sempre in ansia: rimescolare continuamente i parametri della propria esistenza in cerca della magagna è stressante e nemmeno tanto divertente, anche perché la magagna alla fine arriva in un modo che nemmeno ti immaginavi..
Non tutti sono così. Prendiamo il Topo, per esempio: lui è un tipo calmo, fiducioso nel futuro, uno che non si fa mai venire l'ansia a sproposito. Io lo ammiro, perché nella sua vita è riuscito senza quasi problemi a fare cose per le quali io sarei quasi morta, tipo cambiare tre voli la prima volta che faceva un viaggio aereo, cambiare mestiere e non sentirne troppo contraccolpo.  Per riprendere la metafora medievaleggiante lui sarebbe un contadino pacioso, o meglio ancora un monaco: fiducioso nel futuro e nella provvidenza vede l'ordine interno alle cose e non si turba eccessivamente per le cretinate quotidiane che ci affliggono. E per colmo di ironia le grane non lo cercano nemmeno troppo, a differenza di noi guerrieri che ci infiliamo l'elmo e andiamo a cacciarcele.
Ma come tutte le medaglie c'è un rovescio.
Vivendo da guerriero accanto a un monaco, oltre a giovarmi della sua calma beata (che è una mano santa) mi rendo conto che chi come me è abituato sempre a lottare difficilmente resta steso a terra: prendiamo decisamente più mazzate, ma ci rialziamo quasi sempre. Mentre invece i monaci, se colpiti troppo forte, affondano e a volte non si riprendono. Ho trovato tante cose che mi hanno fatto soffrire, ma nessuna mi ha sconfitto, perché a lungo andare ho imparato a combattere. I monaci invece hanno bisogno di qualcuno accanto che, quando il gioco si fa duro, cominciano a picchiare ancora più duro.
E per fortuna io e il Topo ce ne ricordiamo sempre..

mercoledì 7 aprile 2010

Geni, compravendite e sfiga innata

Si, il titolo è preso quasi pari pari dall'ultimo post di Nef: ultimamente siamo tutti in aria di compravendite, sarà una questione di congiunzione astrale..
Ricapitoliamo: Nef tentava di vendere una casa a quanto si vede dalla foto graziosissima, e alla fine sembra aver trovato risposta al suo appello in tutta un'umanità varia e variamente presa (dico io: per vedere quanto è carino quell'appartamento basta averci gli occhi).. Congratulazionissime!!
Per me e Topo la cosa è un po' più complicata..
Cominciamo col dire che i nostri padroni di casa hanno necessità di vendere l'appartamento che occupiamo: come è ovvio ci hanno chiesto se volevamo comprarla noi, già che c'eravamo dentro.
Corollario: a noi questa casetta piace da morire; è un appartamento né piccolo né grande, con un terrazzino adorabile e tante finestre enormi, e poi è stata la prima casa in cui abbiamo convissuto, e il legame affettivo conta non poco.
Allora abbiamo cominciato la questua: via per banche per vedere quale di loro ci avrebbe fatto un mutuo al più basso tasso di strozzinaggio possibile, abbiamo contato persino gli spiccioli del portafoglio, abbiamo contemplato l'opzione sul primogenito.. E il risultato sempre quello: se volevamo comprare casa dovevamo impegnare anche l'ultimo centesimo e pregare molto che il mio precario quasi-marito per lo meno restasse ancora precario e non si tramutasse in spiantato.
Una sera viene a visitare una casa un'amorfa di circa quarant'anni, che conclude: "sono interessata, ma bisognerà che torni a vederla col papi, perché è lui che aiuta" Testuali parole. Ma il papi sarà davvero il padre biologico?
Amorfa e papi fanno un'offerta.
Io e Topo ci guardiamo negli occhi, io studentessa a pochi esami dalla laurea, lui impiegato precario in un ente pubblico. La risposta poteva essere una sola: non è il momento di comprare una casa.
E allora addio alla mia bella cucina ikea.. Addio al balcone con tutte le nostre piante.. Addio ai soffitti alti, alle finestre, al giardino della casa di sotto che a marzo fiorisce tutto..
Vabbé..
Ci mettiamo allora alla ricerca di un affitto: troviamo un annuncio decente, una casa a due passi dalla nostra vecchia, fatta nello stesso modo. Ricominciamo a sperare e prendiamo un'appuntamento per visitarla: il prezzo è un po' alto ma possiamo farcela.
La mattina prima dell'appuntamento chiama l'agenzia: la padrona non la affitta più, deve trasferirsi lì di nuovo perché torna in città per lavoro..
Cacchio, ragazzi.. Parliamone..