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giovedì 29 aprile 2010

La radicalizzazione delle reazioni

Ultimamente ho preso la brutta abitudine di vagolare in giro per blog altrui: il giochino è semplice, prendi i blog seguiti da una blogghista a caso e te li passi uno dopo l'altro, è piuttosto piacevole come passatempo..
Raga, sono rimasta esterrefatta.
Facciamo un esempio a caso: ieri ho seguito un filo logico che mi portava tramite la recensione di un libro (non lo nomino, non per pusillanimità, ma perché credo che non sia fondamentale) fino al blog di una signora che quel libro lo ha stroncato. Non è stata tanto la critica ad impressionarmi (a naso la condividevo anch'io, pur non avendolo letto), ma la pioggia di pietre, metaforiche, che si è abbattuta sulla poveraccia: in nome del presunto splendore del romanzo hanno contestato la sua professionalità (è insegnante), il suo senso critico, la sua buona fede, fino ad allusioni fastidiose alla sua vita privata.
E mi sono venute in mente tante cose..
I tanti (troppi) programmi televisivi il cui motivo di fondo è la lite sguaiata e violenta e non la discussione su argomenti socialmente rilevanti.
Una foto (di cattivo gusto) vista sul sito di Bastardidentro che ha suscitato nello spazio dedicato ai commenti una vera e propria lite a suon di insulti sul vero significato della dignità femminile.
Le pagine di tante altre blogghiste che vietano commenti razzisti, omofobi e via cantando.
Le liti, gli striscioni, i fischi in Parlamento.
Mi sono posta delle domande.
Come ha fatto la nostra civile (!) Italia, la culla della cultura, a non accorgersi della violenza che penetrava anche nelle fessure più nascoste? E più importante, da quando non riusciamo più a sublimare il bisogno di violenza insito nell'uomo, in modo da lasciare intatto lo spazio dello scambio di idee? Nella fattispecie, leggendo il blog della povera insegnante non ho potuto fare a meno di chiedermi se i vari commentatori fossero tutti parenti della scrittrice in questione, per difenderla in modo così appassionato. Possibile che la diversità di opinione sia un problema così grande? Ti è piaciuto un libro, a lei no. Cambi blog e tiri a campare.
Di questo passo non si potrà più dire "sono gay", "sono di destra": se prima ti guardavano di traverso adesso rischi la coltellata..
Il fatto che la violenza per l'uomo sia una necessità è stato ampiamente dimostrato da studi antropologici, ma le varie culture hanno sempre trovato un modo di indirizzare tale violenza per preservare il tessuto civile (dai giochi gladiatorii ad "Arma letale"). Dal punto di vista sociologico e antropologico credo che questo sia un pericoloso campanello d'allarme per la cultura italiana: il segno di una società che radicalizza il contrasto, che non si alimenta più del confronto ma tenta di imporre di volta in volta l'idea del più violento, di quello che grida più forte. E la minoranza non se ne starà zitta, ma cercherà anch'essa modi "incisivi" per far prevalere la sua opinione, in una giostra di reazioni sempre più estreme.
E una società così è destinata al fallimento.

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