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giovedì 8 aprile 2010

Monaci e guerrieri

Io sono una che con la vita ci combatte.
Tutti i giorni.
Mi arrabbio quando non va come voglio io e cerco di cambiarla a tutti i costi, ci sto male se non riesco a farlo o se succede qualcosa che non capisco, sto sempre di vedetta per schivare le trappole nascoste.
Non lo faccio apposta: Dio sa se vorrei essere diversa e prendere l'esistenza come viene, ma sono naturalmente assemblata in modo diverso, esisto col coltello fra i denti.
Io sono un guerriero.
Detto così fa pomposo e un pochino altisonante. Il brutto della cosa è che sto sempre in ansia: rimescolare continuamente i parametri della propria esistenza in cerca della magagna è stressante e nemmeno tanto divertente, anche perché la magagna alla fine arriva in un modo che nemmeno ti immaginavi..
Non tutti sono così. Prendiamo il Topo, per esempio: lui è un tipo calmo, fiducioso nel futuro, uno che non si fa mai venire l'ansia a sproposito. Io lo ammiro, perché nella sua vita è riuscito senza quasi problemi a fare cose per le quali io sarei quasi morta, tipo cambiare tre voli la prima volta che faceva un viaggio aereo, cambiare mestiere e non sentirne troppo contraccolpo.  Per riprendere la metafora medievaleggiante lui sarebbe un contadino pacioso, o meglio ancora un monaco: fiducioso nel futuro e nella provvidenza vede l'ordine interno alle cose e non si turba eccessivamente per le cretinate quotidiane che ci affliggono. E per colmo di ironia le grane non lo cercano nemmeno troppo, a differenza di noi guerrieri che ci infiliamo l'elmo e andiamo a cacciarcele.
Ma come tutte le medaglie c'è un rovescio.
Vivendo da guerriero accanto a un monaco, oltre a giovarmi della sua calma beata (che è una mano santa) mi rendo conto che chi come me è abituato sempre a lottare difficilmente resta steso a terra: prendiamo decisamente più mazzate, ma ci rialziamo quasi sempre. Mentre invece i monaci, se colpiti troppo forte, affondano e a volte non si riprendono. Ho trovato tante cose che mi hanno fatto soffrire, ma nessuna mi ha sconfitto, perché a lungo andare ho imparato a combattere. I monaci invece hanno bisogno di qualcuno accanto che, quando il gioco si fa duro, cominciano a picchiare ancora più duro.
E per fortuna io e il Topo ce ne ricordiamo sempre..

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