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giovedì 17 giugno 2010

Chi dice donna dice condanna

Prima la Tamaro con questo articolo, poi una segnalazione sul blog di Loredana Lipperini in merito ad un altro articolo che pretende di sostituire gli asili nido con le nonne.
Io, ormai, quando mi dicono donna, sto confusa..
No, perché anni e anni passati dopo le lotte femministe, il cosiddetto progresso e cazzate del genere, a quanto pare non sono serviti a niente.
Nel senso che la parità fra uomo e donna noi non ce l'abbiamo nella testa.
Parità nel senso di esseri entrambi autodeterminantisi che hanno diritto di orientare l'esistenza come meglio credono opportuno, dico io..
Prima la Tamaro, please: in sostanza la signora afferma che la stragrande maggioranza dei problemi sociali e relazionali delle donne si risolverebbe se le donne suddette riprendessero il ruolo che lentamente sta passando ai maschi, ed è convinta che tale ruolo si riassuae in due parole, maternità e dolcezza.
Faccio presente che l'articolo della Tamaro mi ha causato un mare di problemi: come sa chi mi legge di solito ho la sfiga di essere cattolica, per di più nata in una famiglia in cui l'Augusta non lavorava e ben convinta di seguirne l'esempio se sarà possibile: le teorie sopra riportate dovrebbero andarmi a fagiolo.
Ma c'era qualcosa che stonava.
Per esempio il fatto che pensare a una donna solo nell'ottica della maternità è incredibilmente e offensivamente riduttivo, soprattutto se fatto da parte di qualcuno che figli non ne ha. Se lo dico all'Augusta come minimo mi manda a cagare..
E poi questa cosa dei ruoli predefiniti: a me pare che sia tanto convenzionale l'accoppiata donna dolce-uomo forte di quanto è dannosa nell'ottica della Susanna quella virago-uomo debole. Cioè se io devo essere vista come una creatura votata al sacrificio e pregna di dolcezza, ciò accade perché qualcuno ha voluto così circa tremila anni fa (così come, peraltro, all'uomo non è concesso alcun tentennamento pena una reputazione perenne da checca).
E veniamo ai nonni: l'idea che una madre non debba usufruire di un servizio come l'asilo nido in nome di un buonismo familiare d'annata è ridicola. Il condominio dove abito è la casa dei genitori-bis: in cortile si vedono continuamente uomini e donne di almeno 65 anni con bambini duenni per la manina. A me fanno pena: dopo una vita di lavoro sono costretti a sostenere di nuovo le responsabilità dei genitori con il portato di stanchezza e acchiacchi dei loro anni. Dunque, se ti sta a cuore la salute dei tuoi o stai a casa a fare la calzetta e sforni creature oppure rinunci alla maternità?
La realtà è che le donne, nonostante le belle teorie dei miopi, non sono affatto libere. Certo siamo ammesse nelle università con ottimi risultati, possiamo lavorare (e ci mancherebbe), ma viviamo in una società che non ci consente di scegliere con serenità fra lavoro o maternità, oppure che non ci permette di tentarle entrambe e conciliarle. A me, che vorrei fare quel mestiere che non è un mestiere e che non si può dire perché è una parolaccia (no, ragazzi, non la prostituta ma la casalinga), mi prendono tutti per una Maria Goretti rediviva che sta chiusa nelle sue pareti mentali come dovrebbe ogni donna rispettabile; chi invece sceglie la carriera è una schifosa che misconosce la sua vera natura e pretende di occupare un posto che non le compete. Chi invece con fatica e frustrazione tenta di fare entrambe le cose non è altro che un monstrum, una Sfinge rediviva.. Ovvio poi che questo discorso coinvolge pure gli uomini: se volessero fare i padri, anziché i capitani d'industria, li prenderebbero per scemi. Fortunati loro che lo stereotipo l'hanno talmente introiettato che nemmeno ci pensano più al problema..
Sempre belle, mai vecchie, sempre con il piede nelle due staffe madre/manager, suora/puttana. Io credo che la nuova lotta per le donne, oltre ad abbattere gli impedimenti materiali, dovrebbe combattere gli stereotipi sociali: ci stanno facendo molto più male di quello che pensiamo..

1 commento:

  1. Sorvolo su un tema che pur sento molto, circa lo spazio delle donne in questa società, per render nota una cosa che anch'io ho realizzato: priva di ogni ambizione lavorativa forse, chissà, a causa della totale assenza di qualunque soddisfazione e uso di creatività nel mio lavoro, qui lo urlo e non lo nego: voglio fare la casalinga! Voglio occuparmi dell'orto, di torte, di ecologia nella mia casa, magari con un lavoretto da poche ore per qualche soddisfazione extra. Peccato che in questo mondo sia impossibile, e la mia condizione di lavorativamente privilegiata, solo perchè non precaria, lo rende addirittura folle, solo a pensarlo. E' triste.

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